È bizzarro scoprire quanto sia frustrante dover insegnare ai propri figli come vivere, secondo crismi e dettami legati ad educazione e rispetto per poi vedersi deboli ed impotenti proprio a causa di ciò.
Questa è la sensazione che provo. Vivere nella Capitale, credendo di avere una situazione di privilegio mentre si vive in una situazione di disagio.
Peggio ancora, vedere persone che credono che il disagio sia privilegio.
Forse un meccanismo di autodifesa, messo in atto per sopravvivere. Ma non sarebbe meglio drogarsi a questo punto?
Il fatto è che odio gli aghi e sono sempre raffreddato.
Ogni tanto parlo con Max o con Chiara e mi accorgo che c’è una profondda differenza tra alcuni, pochi, di noi ed il resto del mondo.
Accetterei anche di essere considerato una minoranza. Certo, se fosse legato al gusto per un colore piuttosto che una pietanza…lo accetterei meglio.
Il problema è che io faccio parte di una minoranza per il semplice fatto che non riesco a convivere con delle cose schifose come l’inciviltà, la totale mancanza di rispetto nei confronti degli altri e cose simili. Mi sento rispondere sempre più spesso da chi mi sta vicino “ma che ci vuoi fare?” oppure “è andata sempre così e mò, te’ vuoi cambiare le cose?”.
Certo, il problema sono io che non mi adeguo. In pratica per far funzionare le cose dovrei insegnare una cosa a mia figlia e poi farne un’altra. Se mi chiede spiegazioni le dirò…boh, le dirò che si fa così e basta e che quando crescerà capirà.
Il problema è che nella media, di fronte a situazioni quanto meno incresciose, l’atteggiamento deve essere quello di fare “spallucce” e tirare avanti.
Giorni fa sono intervenuti dei tecnici “istituzionali” (voglio chiamarli così), e a fronte delle mie rimostranze mi hanno risposto “la legge non garantisce il silenzio”. Magari…, magari si parlasse di silenzio e basta. La legge non garantisce il silenzio, il decoro, i passi carrabili liberi ma anche le strisce pedonali, gli scivoli per i disabili….
Se un’attività riesce ad aprire anche sfruttando “gabole” o deroghe, beh, nel momento stesso in cui ve ne renderete conto, sarà oramai troppo tardi. Se l’attività comincia a fare casino o come gli pare, dopo qualche anno che ha aperto, eh, avete proprio perso.
Eh, si perché, parole di “tecnici istituzionali”, un’attività, una volta che ha aperto, è praticamente impossibile farla chiudere.
Dici, “ma non rispettano la legge”, “eh, lo so…ma allora dovrei chiudere i locali di mezza Roma”… e sti cavoli! Se vanno contro legge, perché no?
Non si può e basta. Gli stessi “tecnici istituzionali” ti aiutano con suggerimenti tipo “si compri i tappi per le orecchie”, oppure, “faccia finta di nulla”, o anche, “li ignori”, “parcheggi altrove”, “CAMBI CASA”. A posto, ci siamo: cambio casa.
Ma quando la compro cosa faccio, mi faccio rilasciare i faldoni personali realizzati dalla Digos per sapere se le persone che frequento sono normali o subnormali?
Facile.
E quando il problema è più complicato?
Perchè per il calcio, le messe ed altre amenità simili ci sono sempre regole differenti, ritagliate su misura? Permissive quanto basta.
Siamo liberi di diventare beceri ed ignoranti a piacere. Qualcuno che ci spinga, però, ad essere migliori e più responsabili…nemmeno a calci.
E allora, se già il lavoro, in alcuni casi, ti intristisce perché sei circondato da calciodipendenti o beoti simili, se per strada, il traffico e l’assenza di mezzi pubblici ti uccide, almeno a casa, quando sei a casa, che almeno lì le cose funzionino un pò meglio.
Invece no. Non ce lo meritiamo, ecco cosa accade. Evidentemente il nostro modo di comportarci non ci consente di aspirare a qualcosa di meglio.